Marta Abba

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Marta Abba

Marta Abba (Milano, 25 giugno 1900Milano, 24 giugno 1988) è stata un'attrice italiana.

Era la figlia primogenita del commerciante Pompeo Abba, nato a Trapani, e di Giuseppina Trabucchi, nata a Piacenza, sorella maggiore di Cele. Musa ispiratrice del grande scrittore e drammaturgo Luigi Pirandello,[1] fu una delle più grandi interpreti del Novecento.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Teatro[modifica | modifica wikitesto]

Dopo aver studiato recitazione presso l'Accademia dei Filodrammatici, dove fu accolta all'età di soli quindici anni,[2] esordì nel 1924 nel dramma Il gabbiano di Anton Pavlovič Čechov diretta da Virgilio Talli;[2] si fece immediatamente notare come attrice impetuosa e passionale, dalla recitazione istintuale ed esuberante. Nel 1925 avvenne la svolta decisiva della carriera: Luigi Pirandello, dopo avere letto una critica di Marco Praga che ne esaltava le qualità sceniche, la scritturò immediatamente come prima attrice del suo Teatro d'Arte di Roma;[2] del drammaturgo siciliano la Abba divenne l'interprete fedele e la musa ispiratrice, dedicandosi esclusivamente ai suoi lavori drammatici, come Diana e la Tuda, L'amica delle mogli, Trovarsi e Come tu mi vuoi, a lei dedicati.

Marta Abba in compagnia di Luigi Pirandello

Con Pirandello scambiò anche un famoso epistolario, portato avanti con alterne vicende fino alla morte del drammaturgo avvenuta nel 1936: si tratta di un carteggio di circa 500 lettere, poi donato all'Università di Princeton nel New Jersey e pubblicato integralmente soltanto nel 1994; si è molto discusso, a tal proposito, su una presunta storia d'amore tra l'attrice e il commediografo, soprattutto per la celebrità raggiunta da questo (notoriamente sposato) dopo che fu insignito del premio Nobel. È vero, ad ogni modo, che la loro collaborazione ha fruttato pagine memorabili alla storia del teatro italiano.

L'esperienza con il Teatro d'Arte durò fino all'estate del 1928. Dalla stagione 1928-1929 formò una propria compagnia, con un repertorio allargato anche a George Bernard Shaw, Gabriele D'Annunzio e Carlo Goldoni, sotto la direzione di prestigiosi registi teatrali come Max Reinhardt e Guido Salvini; in ogni caso, la critica la acclamò sempre come la massima interprete del teatro pirandelliano.

Effettuò fortunate tournée all'estero e due anni dopo la morte di Pirandello, nel gennaio del 1938, sposò negli Stati Uniti un industriale della potente famiglia Millikin e si stabilì a Cleveland fino al 1952, anno della separazione e del conseguente divorzio.[3] Al suo ritorno in Italia riprese a calcare le scene, ma solo saltuariamente: già alla metà degli anni cinquanta la sua carriera sul palcoscenico poteva considerarsi finita.

Ammalatasi gravemente di paresi e ridotta sulla sedia a rotelle, Marta Abba passò gran parte dei suoi ultimi giorni a San Pellegrino Terme per curarsi, completamente lontana dal mondo dello spettacolo; si spense nella sua città natale il giorno prima di compiere 88 anni.

Pubblicò una sua autobiografia dal titolo La mia vita di attrice.

Radiofonia[modifica | modifica wikitesto]

Martedì 21 febbraio 1933, la Abba debuttò davanti a un microfono della radiofonia EIAR, alle ore 13,15 da Radio Roma, con un breve programma di prosa: la notizia venne ampiamente riportata dal Radiocorriere della settimana; negli anni successivi l'attrice prese parte ad altre trasmissioni di radiodrammi e commedie.

Cinema[modifica | modifica wikitesto]

Col grande schermo non ebbe una frequentazione altrettanto rilevante; fu protagonista in due soli film nel biennio 1933-1934, peraltro dignitosi, diretti da Alessandro Blasetti e Guido Brignone. Una curiosità: Il caso Haller, del 1933, è l'unica pellicola nella quale Marta recitò insieme con la sorella Cele, che aveva voluto a tutti i costi con lei anche sui palcoscenici teatrali dal 1927.

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Pirandello's Love Letters to Marta Abba, 21 marzo 2017, ISBN 978-0-691-65458-4. URL consultato il 22 giugno 2021.
  2. ^ a b c Marta Abba, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 31 gennaio 2024.
  3. ^ Scheda dedicata a Marta Abba, su siusa.archivi.beniculturali.it. URL consultato il 31 gennaio 2024.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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